Conosciamo meglio Lorenza Liguori
Lorenza Liguori è Visual artist italiana che vive a Milano.
Ha studiato Graphic Design presso la RUFA (Rome University of Fine Arts) e Visual Communication presso la
Birmingham City University, nel Regno Unito.
Dopo la laurea, conseguita nel 2016, ha lavorato come art director e graphic designer in diversi studi creativi. Alla fine del 2017 ha iniziato a lavorare come fashion graphic designer per aziende di moda focalizzate sul settore streetwear.
Nel frattempo ha sviluppato una forte passione per la grafica 3D, nata durante i suoi studi e il tirocinio a Birmingham, nel Regno Unito. Ha imparato a utilizzare software come C4D e Blender, che le permettono di esprimersi al meglio.
Dopo la laurea, conseguita nel 2016, ha lavorato come art director e graphic designer in diversi studi creativi. Alla fine del 2017 ha iniziato a lavorare come fashion graphic designer per aziende di moda focalizzate sul settore streetwear.
Nel frattempo ha sviluppato una forte passione per la grafica 3D, nata durante i suoi studi e il tirocinio a Birmingham, nel Regno Unito. Ha imparato a utilizzare software come C4D e Blender, che le permettono di esprimersi al meglio.

È proprio nella grafica 3D che ha trovato il modo ideale per rappresentare la propria estetica creativa e dare vita a un
mondo astratto ma allo stesso tempo realistico. Nei suoi lavori, oggetti dalle forme spesso indefinite prendono vita in
un universo immaginario, in cui i paesaggi diventano contesti per ospitare piccole creature provenienti da altri mondi.
L’uso di diversi materiali gioca un ruolo fondamentale nella ricerca estetica. La fusione di colori, sostanza e forma è la chiave principale per ottenere un oggetto tridimensionale capace di vivere e sopravvivere nello spazio in cui viene generato. Negli ultimi anni ha iniziato a integrare nelle sue opere artistiche e commerciali anche l’uso di immagini generate con l’intelligenza artificiale.
Questo nuovo strumento le consente di esplorare ulteriormente la sua immaginazione e arricchire la fase creativa con nuove suggestioni visive, ampliando le possibilità narrative e sperimentali del suo linguaggio visivo.
L’uso di diversi materiali gioca un ruolo fondamentale nella ricerca estetica. La fusione di colori, sostanza e forma è la chiave principale per ottenere un oggetto tridimensionale capace di vivere e sopravvivere nello spazio in cui viene generato. Negli ultimi anni ha iniziato a integrare nelle sue opere artistiche e commerciali anche l’uso di immagini generate con l’intelligenza artificiale.
Questo nuovo strumento le consente di esplorare ulteriormente la sua immaginazione e arricchire la fase creativa con nuove suggestioni visive, ampliando le possibilità narrative e sperimentali del suo linguaggio visivo.
LORENZA LIGUORI
Lo Sguardo che Guarisce, 2025, video loop
Lo Sguardo che Guarisce, 2025, video loop
L'opera nasce da un dialogo profondo tra la mente umana e un'intelligenza artificiale capace di interpretare l’emozione, la memoria, la sofferenza e la loro trasfigurazione estetica in linguaggio visivo con un’intensità nuova.
Si presenta come un susseguirsi di sguardi, occhi fluttuanti in uno spazio etereo, sospesi tra il visibile e l'invisibile (alcuni sono socchiusi, altri sbarrati, altri ancora colmi di lacrime liquide o trasfigurate in luce). Ogni occhio è unico, segnato da una o più ferite: tagli sottili come ricordi, screpolature come promesse infrante, bruciature lievi come nostalgie mai dette. Le ferite non sono statiche, ma mutano nel tempo.
È come se l’anima, invisibile ma presente, trovasse espressione attraverso i dettagli, come se le cicatrici diventassero mappa emotiva, testimonianza di un viaggio interiore che non ha una fine chiara, ma un continuo divenire. Specchiandosi negli occhi altrui, lo spettatore può riconoscere le proprie ferite o almeno trovare il coraggio di mostrarle.
Si presenta come un susseguirsi di sguardi, occhi fluttuanti in uno spazio etereo, sospesi tra il visibile e l'invisibile (alcuni sono socchiusi, altri sbarrati, altri ancora colmi di lacrime liquide o trasfigurate in luce). Ogni occhio è unico, segnato da una o più ferite: tagli sottili come ricordi, screpolature come promesse infrante, bruciature lievi come nostalgie mai dette. Le ferite non sono statiche, ma mutano nel tempo.
È come se l’anima, invisibile ma presente, trovasse espressione attraverso i dettagli, come se le cicatrici diventassero mappa emotiva, testimonianza di un viaggio interiore che non ha una fine chiara, ma un continuo divenire. Specchiandosi negli occhi altrui, lo spettatore può riconoscere le proprie ferite o almeno trovare il coraggio di mostrarle.