Conosciamo meglio
Matteo Mauro
Matteo Mauro
Matteo Mauro nasce in Sicilia nel 1992. Nel 2010 si trasferisce a Londra, dove entra in contatto con il mondo dell’arte contemporanea. Studia arte e architettura e si laurea presso l’University College London nel 2017. In questo periodo viene formato da figure di rilievo, tra cui storici, artisti e designer come Oliver Domeisen, Isaie Bloch e Ron Arad.
Dal 2016 affina i suoi strumenti di espressione artistica, esplorando tecniche di rappresentazione computazionale con cui reinterpreta metodi tradizionali, classici e primitivi dell’incisione. Le sue inscrizioni su alluminio attirano l’attenzione della critica e dei ricercatori del dipartimento di ricerca della UCL, che lo premiano per l’innovazione dei suoi lavori. Negli anni successivi, le sue opere ricevono numerosi riconoscimenti a livello internazionale per la loro tecnica senza precedenti, tra cui il Master of Art 2018 e l’International Van Gogh Prize, assegnatogli da Roy Dalí, figlio di Salvador Dalí.
Dal 2016 affina i suoi strumenti di espressione artistica, esplorando tecniche di rappresentazione computazionale con cui reinterpreta metodi tradizionali, classici e primitivi dell’incisione. Le sue inscrizioni su alluminio attirano l’attenzione della critica e dei ricercatori del dipartimento di ricerca della UCL, che lo premiano per l’innovazione dei suoi lavori. Negli anni successivi, le sue opere ricevono numerosi riconoscimenti a livello internazionale per la loro tecnica senza precedenti, tra cui il Master of Art 2018 e l’International Van Gogh Prize, assegnatogli da Roy Dalí, figlio di Salvador Dalí.

Nel 2017 fonda il Matteo Mauro Studio. È noto per la serie di arte generativa Micromegalic Inscriptions, la cui ricerca è stata pubblicata nel 2018 nell’omonimo libro distribuito a livello mondiale. Dal 2020 integra, al suo essere artista quotidiano, la pratica scultorea. Nel 2021 sperimenta il mondo dell’arte sulla blockchain, diventando, secondo Forbes, una delle stelle emergenti di questo movimento. Le sue opere sono collezionate da alcuni dei più importanti fondi d’arte. Ha collaborato con la famiglia Lamborghini alla creazione di opere celebrative per il loro museo.
Nel 2022 collabora con la Cortesi Gallery a Lugano e Milano. Dal 2024 rientra in Italia, stabilendosi a Milano, dove incontra persone che comprendono e valorizzano il suo lavoro, tra cui Pietro Monopoli, Flaminio Gualdoni e Ida Pisani. Con quest’ultima avvia una collaborazione intensa all’interno della sfera della Prometeo Gallery.
Le sue opere sono state esposte in prestigiose istituzioni, tra cui: Royal Academy of Arts, MACS, Triennale di Milano, Marte Museum, MEAM, Museo della Fabbrica, Dubai Design District, IMACUM Mexicali, LAC Lugano, Qianjiang International Art Museum, Datong Museum, Salon des Indépendants al Grand Palais. La sua arte è rappresentata nelle principali fiere d’arte a livello internazionale.
Nel 2022 collabora con la Cortesi Gallery a Lugano e Milano. Dal 2024 rientra in Italia, stabilendosi a Milano, dove incontra persone che comprendono e valorizzano il suo lavoro, tra cui Pietro Monopoli, Flaminio Gualdoni e Ida Pisani. Con quest’ultima avvia una collaborazione intensa all’interno della sfera della Prometeo Gallery.
Le sue opere sono state esposte in prestigiose istituzioni, tra cui: Royal Academy of Arts, MACS, Triennale di Milano, Marte Museum, MEAM, Museo della Fabbrica, Dubai Design District, IMACUM Mexicali, LAC Lugano, Qianjiang International Art Museum, Datong Museum, Salon des Indépendants al Grand Palais. La sua arte è rappresentata nelle principali fiere d’arte a livello internazionale.
MATTEO MAURO
What I think it becomes, 2024, generative art, 14602 x 9866 pixels
What I think it becomes, 2024, generative art, 14602 x 9866 pixels
L'opera riflette l’idea che il pensiero non sia solo uno strumento interpretativo, ma un agente generativo capace di plasmare forme e significati.
Le strutture serpentinanti, in apparenza oscure, rivelano spazi di riflessione in cui si intrecciano digressione e intenzionalità. Il movimento compositivo bilancia ordine e caos, trasformando il libero fluire del contenuto pittorico in una configurazione visiva dinamica e mutevole, che si ridefinisce costantemente nello sguardo dell’osservatore. L'opera è parte della serie Micromegalic Inscriptions, un corpus che nasce nel 2016 attraverso simulazioni morfogenetiche e si evolve in un linguaggio visivo complesso, che si inserisce nel contesto dell’Arte Generativa.
In queste opere, linee generate da pixel in movimento seguono regole di composizione ispirate all’incisione tradizionale e al patrimonio ornamentale barocco e rococò. Il pixel diventa protagonista di una crescita continua e imprevedibile, incarnando il concetto di clinamen codificato: una deviazione creativa senza tempo né luogo predefiniti. All’interno di questa serie di creazioni, What I think it becomes si distingue per la sua densità teorica e la stratificazione mitologica.
Le strutture serpentinanti, in apparenza oscure, rivelano spazi di riflessione in cui si intrecciano digressione e intenzionalità. Il movimento compositivo bilancia ordine e caos, trasformando il libero fluire del contenuto pittorico in una configurazione visiva dinamica e mutevole, che si ridefinisce costantemente nello sguardo dell’osservatore. L'opera è parte della serie Micromegalic Inscriptions, un corpus che nasce nel 2016 attraverso simulazioni morfogenetiche e si evolve in un linguaggio visivo complesso, che si inserisce nel contesto dell’Arte Generativa.
In queste opere, linee generate da pixel in movimento seguono regole di composizione ispirate all’incisione tradizionale e al patrimonio ornamentale barocco e rococò. Il pixel diventa protagonista di una crescita continua e imprevedibile, incarnando il concetto di clinamen codificato: una deviazione creativa senza tempo né luogo predefiniti. All’interno di questa serie di creazioni, What I think it becomes si distingue per la sua densità teorica e la stratificazione mitologica.